Il servizio di bike sharing ToBike chiude. Dopo 10 anni. E sabato 12 febbraio gli (ex) abbonat* hanno ricevuto una lettera aperta molto dura e centrata sugli “imbecilli” che hanno vandalizzato bici e stazioni.

La Stampa Torino mi ha chiesto un commento in merito, ed eccolo qui sul sito del giornale e che riporto qui di seguito.

Non abbiamo più un servizio di bike sharing comunale. In questi anni di declino del ToBike ho avuto sempre più la percezione che nessuno avesse più creduto alla sua importanza per la collettività.

Peccato. Colpa degli imbecilli, scrive oggi ToBike, in una lettera aperta molto dura e un po’riduttiva nell’analisi delle cause di ToBike. Ma è solo colpa loro? Non aver riconosciuto questo servizio come bene collettivo, tutelato e presidiato, non ha aiutato a combattere gli atti di vandalismo. Ma anche la scelta di biciclette poco resistenti e pronte ad affrontare intemperie, usi impropri e naturale usura ha contribuito. Così come da parte del comune non aver avviato prontamente un nuovo bando e la ricerca di finanziamenti. Ma anche di chi non ha controllato e sanzionato i vandali, rinnovando il messaggio che quelle bici gialle erano di tutti e andavo difese. E così da domani chiude uno dei servizi che più di 10 anni fa ha modificato la percezione della mobilità mettendo in giro per la città delle biciclette con un semplice messaggio più o meno tra le righe: sai che puoi anche usare una bici per muoverti in città? Un servizio accessibile a tutte e tutti soprattutto a studenti a fuori sede, a chi non possedeva o non voleva utilizzare la bicicletta personale, o per l’intermodalità.

Sono stata abbonata per anni, pur avendo la mia bicicletta, per quella possibilità in più quando la logistica lo richiedeva. Poi sono arrivati i servizi di free floating, che hanno reso ToBike un po’ meno competitivo sul fronte della comodità, ma ancora altamente competitivo a livello di costi, nonostante l’inizio del declino. Il costo era irrisorio. Io non ho mai speso più del solo costo annuale perché in quella mezz’ora gratis si arrivava ovunque a Torino (gli spostamenti in città sono di 3-4 km di media se non di meno). Abbiamo così lasciato morire un servizio pubblico, pensando che potesse essere compensato da un servizio privato. Ma non sarà la stessa cosa. Non possiamo lasciare al privato la gestione di un bene comune come quello della mobilità e della promozione di essa. La responsabilità del fallimento di questo servizio non può quindi essere solo imputata agli “imbecilli”; se così fosse smetteremmo di avere un sacco di altri servizi. In un momento in cui stiamo lottando e dovremmo lottare molto di più per combattere gli effetti evidenti della crisi climatica e in cui soffochiamo in un’aria inquinata, aver fatto morire un servizio di sharing che per quanto potesse essere limitato comunicava alla cittadinanza, ma anche ai turisti, che la bicicletta era lì alla loro e nostra portata anche solo per provare con pochi euro a pedalare, e che l’amministrazione ci crede come un bene comune per cambiare un po’ le strade auto-centriche. Ora mi chiedo che ne sarà di quel vuoto? Che cosa faremo per sopperire a quel servizio e quel messaggio a favore della bicicletta? Confido l’amministrazione faccia un nuovo bando per un nuovo sistema che funzioni e che vada a far fronte alle carenze del sistema attuale. Un po’ con quella logica per cui ti accorgi di quanto vale qualcosa quando finisce. Spero non resterà un vuoto perché sarebbe un fallimento, non solo per gli ex abbonati, ma per una città che ha bisogno di diventare più a misura di persona.